Beh, una cosa è sicura. L’arch. Rambaldo Melandri spesso usava il suo tempo meglio di me.
Ma nessuno può veramente sfuggire alla sua natura. Qualcuno forse ricorderà il surreale thread natalizio su italia.firenze.discussioni intitolato “Una sparata antisemita da parte della Magli...” dove oltre al sottoscritto si sono esibiti due illustri ospiti della città patria della supercazzola, uno da Milano, l’altro da Gerusalemme, addirittura. Buona parte del suddetto thread ha riguardato il saggio di Ida Magli ‘La Madonna’. Secondo uno dei partecipanti alla discussione il libro in questione mostrava le seguenti caratteristiche…
>e capirai che novità. Già il tanto osannato saggio sulla Madonna era
>pieno di cazzate antisemite.
nonché..
>gustosi i passaggi in cui racconta che le donne ebree dovevano portare
>con se l'acqua perché i mariti si lavassero le mani trenta volte al
>giorno. E quindi si fecero cristiane.
Mentre il più recente articolo all’origine del thread in effetti ha suscitato anche in me molte perplessità, le singolari affermazioni del singolare partecipante al thread su un libro dal soggetto così lontano in fondo da quelle che sono i topoi dell’antisemitismo più becero hanno suscitato nel mio animo, ho la pretesa di credere, benevolmente scettico, un certo sconcerto.
Ho provato a ricordare che i riti di purificazione, in particolare il lavaggio delle mani, nell’ebraismo, anche ai tempi di Maria di Nazareth, hanno particolare importanza; ho provato a chiedere sia all’uno che all’altro ospite proveniente fuori dei confini del Granducato un pdf con la scansione delle pagine del libro incriminate, o quantomeno un più puntuale riferimento. Da loro in particolare il simpatico milanese, ho ricevuto tutto all’infuori di quanto richiesto. Mi è rimasta una forte curiosità (che in me per l’inutile e, se proprio non lo spiacevole, l’accidentale è spesso irresistibile) di sapere cosa veramente diceva il libro della Magli.
Così appena sono passato in libreria, ho provato ad ordinarlo. Una prima delusione:
il libro è esaurito sia nella prima edizione del 1987 della Rizzoli, che in quella del 1997 di Baldini e Castoldi. Allora ho scritto a una persona rivelatasi gentilissima che mi ha addirittura fatto avere una copia pressoché intonsa della prima edizione del libro, che, ovviamente, non avevo mai nemmeno sfogliato fino ad allora.
Ho letto abbastanza attentamente il libro nei ritagli di tempo degli ultimi tempi (sono circa 200 pagine tutt’altro che fitte); con gli anni se non mi sono proprio riavvicinato alla religione, guardo con interesse crescente a certe tematiche . Beh, devo dire che lo sconcerto suscitato in me dalle singolari affermazioni del singolare partecipante al thread è stato a mio avviso confermato.
Il saggio “La Madonna” in realtà è una riflessione antropologica, evidentemente sostenuta da una sensibilità e da una cultura non comune, sulla figura di Maria di Nazareth, poi divenuta la Vergine Maria/Madonna. Già nella prefazione si tracciano i confini della discussione, che riguarda il divenire dei miti, della religione e delle culture dei popoli visti con l’occhio distaccato dello studioso. La riflessione è dichiaratamente personale, e l’autrice confessa sì una certa passione, ma non certo per o contro l’ebraismo, quanto per la tematica della donna e della femminilità nella storia umana. A pagina 64, è ancora più categorica "Non riguarda lo scienziato, ovviamente, prendere posizione alcuna nei confronti della fede. Tanto più che questa norma è una regola assoluta per l'antropologo il quale si trova a studiare, nel suo ambito di ricerca, i più svariati comportamenti religiosi e i testi sacri di tutti i popoli"
Di antisemita in realtà nel libro non ho trovato assolutamente niente, viste queste premesse. Se il libro per assurdo contenesse davvero ‘cazzate antisemite’ a maggior ragione dovrebbe essere quattro volte più anticristiano, visto che negli 8 capitoli dell’ebraismo si parla solo nei primi due, in particolare nel secondo. Gli ultimi 6 capitoli com’è naturale, che sono la parte più succosa del libro, riguardano Maria nei Vangeli, il ruolo della Madonna nella cristianità, di cosa ne hanno scritto alcuni padri della Chiesa e alcuni importanti santi. Altri capitoli sono dedicati al significato delle apparizioni mariane, alla Madonna nell’arte, e al suo ruolo nell’universo culturale recente.
La riflessione come dicevo è personale, a volte discutibile, per forza di cosa parziale, ma in questo lavoro la Magli mostra senza ombra alcuna di dubbio un notevole acume e una sensibilità penetrante. Per certi versi non mi era mai venuto in mente di pensare e interpretare i fenomeni religiosi come li aveva pensati e interpretati l’antropologa romana.
Il primo capitolo è dedicato all’idea (a volte secondo me discutibile) della sessualità e del ruolo della donna, dell’uomo e di istituzioni come quella del matrimonio nel mondo antico, in particolare ovviamente quello ebraico e precristiano. La contrapposizione maschio/femmina è in realtà una delle chiavi di lettura, se non LA chiave di lettura principale usata dalla Magli.
Il secondo capitolo è quello che finalmente ci interessa di più ‘Una donna ebrea’. Non vi si parla delle ‘donne ebree che si fecero cristiane’ quanto di UNA donna ebrea, Maria di Nazareth, e dei rapporti col suo più celebre figlio. Il riferimento alla ritualità ebraica c’è, in effetti, ma trova una giustificazione diretta semplicemente nel racconto evangelico, e riguarda più che altro non tanto LA donna ebrea Maria di Nazareth, quanto il profeta Gesù di Nazareth. Il passo che ha suscitato le ire del singolare personaggio apparso nel thread è direi sicuramente alle pagine 45 e 46 della prima edizione.
Riporto il testo (l’intero capitolo è disponibile scansionato in PDF alla URL http://www.delenda.net/varie/magli.pdf ) interessato:
I conflitti col figlio
Possiamo dunque ritenere che Gesù abbia parlato prima di tutto nella sua famiglia, e in special modo con la madre con quale viveva, del nuovo modo di intendere i legami di parentela: si è figli e fratelli se si fa la volontà di Dio e se ci si ama. Ma amarsi significa essere salvi, essere liberi, uscire dalle prescrizioni, purificanti per riconoscere che soltanto ciò che è dentro l’uomo lo può contaminare. A coloro che vengono a chiamarlo perché sua madre e i suoi fratelli hanno bisogno di parlargli Gesù risponde ancora una volta con violenza: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli miei”. In un rapido scambio di battute con una donna che l’ha sentito predicare e che, spinta dall’entusiasmo, dice quello che tutte le madri sono portate a dire: “Beato il grembo che ha ti ha portato e le mammelle che hai succhiato”, Gesù risponde con impeto “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”.
Si è figli di Dio, dunque, se gli si somiglia e lo si ama; si è fratelli se ci si somiglia nell’amore. Ma, inversamente, a nulla vale essere padre, a nulla vale essere madre se non lo si è nell’amore. L’impazienza, la durezza con la quale Gesù nega a sua madre questo tipo di somiglianza, permette di supporre che nei lunghi anni che ha trascorso con lei egli abbia continuamente e inutilmente tentato di trascinarla su questa strada. C’erano occasioni quotidiane che non potevano non essere discusse vivendo insieme. E, prima di tutto, i rituali di purificazione, le preghiere comuni, l’evitazione delle donne. Un maschio ebreo è obbligato a circa cento atti di purificazione al giorno. Occorre molta acqua, più di quella che serve per l’alimentazione e per le pulizie perché il rituale prevede che l’acqua scorra liberamente in terra e non possa essere raccolta per altri usi. Quando Gesù ha smesso di osservare i precetti, cosa che ha sicuramente ha fatto dato che obbliga anche i discepoli a non osservarli, la prima ad accorgersene è stata Maria. Il motivo è semplicissimo: provvedere al fabbisogno di acqua è compito delle donne.
Non ci vuole moltissimo ad avere un’idea dell’importanza dei rituali di abluzione nell’ebraismo. Ne parla anche la Wikipedia inglese. http://en.wikipedia.org/wiki/Ritual_washing_in_Judaism
Non è nemmeno particolarmente difficile immaginare che in una società maschilista come quella antica fosse effettivamente demandato alle donne il trasporto dell’acqua necessaria.
Forse il mio singolare interlocutore dovrebbe perlomeno togliersi ogni tanto gli occhiali rosa che gli fanno vedere antisemiti dappertutto e rilassare un po’ gli occhi. Gli farebbe bene.
febo@delenda.net - 7/1/2009 - Nessun diritto riservato, naturalmente!